La Tecnica Bowen, nata dalle mani di Tom Bowen, è un metodo che innesca l’autoguarigione di corpo, mente e spirito. I suoi benefici, come leggerete sotto, sono evidenti anche nei bambini più piccoli che sono stati trattati per diverse problematiche e che come prima reazione manifestano rilassatezza e tranquillità, come se fossero in ascolto di una dolce melodia Il trattamento comprende delle manipolazioni digitali molto leggere secondo una sequenza prestabilita, ciascuna applicata su punti chiave dei muscoli e dei legamenti tendinei. Si tratta di pressioni digitali non invasive e delicatissime, con pause minime di due minuti tra una pressione e l’altra.

Il Bowen ed il racconto di Federica Cerro, terapeuta Bowen

Da circa un anno pratico il Bowen® e mi è capitato di trattare diversi bambini al di sotto dei 6 anni, soprattutto neonati. Al di là dei risultati ottenuti, è stata un’esperienza davvero emozionante, qualche volta mi sono addirittura commossa! La maggior parte delle volte che il Bowen® incontra i bambini si percepisce nell’aria una sorta di magia. Non intendo la magia dell’abile mago che mette in atto i suoi trucchi, ma la magia delle favole, dei mondi lontani, la magia che è governata da forze, o meglio energie, che non possono essere percepite con i nostri cinque sensi comunemente riconosciuti. Forse perché i bambini non hanno ancora eretto grandi barriere e sono perciò in grado di percepire liberamente un linguaggio che non ha tempo né luogo e che io definisco il linguaggio dell’amore.

Cosa succede quando i bambini incontrano il Bowen®? Si rilassano e assaporano, si fermano e ascoltano la musica che le mani suonano sulle corde del loro piccolo corpicino.

Incontrai Benedetta, sorella gemella di Matteo, quando aveva due mesi. Era molto irrequieta, soffriva di reflusso, non stava mia ferma con le sue esili manine e gambette, sempre alla ricerca di qualcosa. Effettuai i movimenti posteriori del Baby Bowen, girai la piccolina e la adagiai sulle mie braccia: si lasciò completamente andare, come fosse sciolta,  gambe e mani molli lungo le mie braccia; io e la sua mamma ci guardammo negli occhi e non potemmo trattenere le lacrime… che magia! Ho trattato Benedetta altre volte, e poi anche il piccolo Matteo ha fatto i capricci per ricevere questo importante beneficio. Ho trattato anche la loro mamma per riprendersi dall’egregio lavoro che stava facendo con i suoi bimbi (c’è anche Federico di 3 anni) e di sicuro ne hanno giovato tutti. Adesso i gemelli hanno un anno, abbiamo fatto un trattamento e oggi come allora Benedetta è una bimba molto vivace sempre in movimento; con il Bowen® si è rilassata e anche dopo il trattamento è stata ferma seduta a lungo come fosse in ascolto di una dolce melodia.

Io ritengo che i bambini che hanno ricevuto il Bowen® da neonati siano in grado di riconoscere questa tecnica, come se conservassero una memoria del beneficio ricevuto. Per esempio, ho trattato Carlotta quando aveva 10 mesi perché era caduta e si era tagliata la lingua; 9 mesi più tardi sono stata a casa sua per trattare il fratellino e ha voluto a tutti i costi ricevere anche lei il trattamento: si è sdraiata sul tappeto e non si è mossa per tutto il tempo, rimanendo in silenzioso ascolto. Mi è capitato anche con altri due bambini, Leonardo e Riccardo. Hanno ricevuto il Bowen® quando avevano due mesi, per problemi di reflusso, e abbiamo fatto qualche trattamento ulteriore recentemente per sopraggiunti disagi (eczema in una caso e tosse con catarro nell’altro); sembrava che i bimbi mi avessero riconosciuta e il loro sguardo, forte e curioso, sembrava incitare a ripetere l’esperienza vissuta. Ed entrambi adorano farsi trattare! Leonardo ha 14 mesi, un’età in cui è ancora molto difficile che i bambini obbediscano; ciononostante io dico a Leonardo «schiacciamo i bottoncini?» e lui si sdraia prono e sta fermo immobile, ascoltando il movimento; quando mi fermo per la pausa, alza la testa, sorride e mi fa segno che ne vuole ancora! Riccardo invece ha 8 mesi, curioso e mai fermo; per fargli il trattamento lo faccio gattonare, come metto le mani sul suo dorso si immobilizza e ascolta, fin quando non mi fermo; anche quando lo giro supino muove solo gli occhi e ascolta. Non c’è dubbio, sentono una dolce melodia!

Ho detto che i bambini riconoscono il linguaggio dell’amore perché altrimenti non mi spiegherei il fatto che anche quelli più restii a farsi toccare da persone estranee, si avvicinano spontaneamente e si lasciano trattare. La frase più frequente delle mamme è: «non riuscirai a fare il trattamento perché non vuole mai farsi visitare da nessuno»; allora io mi avvicino al bambino, gli dico che se vuole possiamo schiacciare dei bottoncini magici che lo aiuteranno a star meglio, aggiungo che può prendersi del tempo per decidere, lo faremo solo quando si sentirà pronto. Alcuni hanno bisogno di qualche minuto, ma poi si avvicinano e si lasciano trattare. Così mi è capitato con Emiliano, 4 anni, Lorenzo, 7 anni, Viola, 5 anni, tutti, ognuno a modo loro, si è fidato di questa tecnica.

I bambini capiscono anche che stanno ricevendo qualcosa che fa loro del bene; anche quando sono molto timidi, come la piccola Bianca, 3 anni, che alla mia domanda «vuoi che facciamo il Bowen®?» risponde puntualmente di no, ma poi si sdraia con indifferenza, in attesa di essere trattata; o come la Viola, 2 anni, che alla domanda «schiacciamo i bottoncini magici?», si sdraia sul divano e alza la maglietta. E sanno anche guidare l’operatore; Gabriele, 3 anni, durante l’esecuzione di una procedura mai fatta, mi indicò passo dopo passo precisamente i punti che avrei toccato dopo ogni pausa;  Alessandro, 4 anni, mi disse «basta» a metà di una procedura, io rispettai la sua richiesta e riuscimmo a risolvere perfettamente il suo problema.

E poi ci sono i risultati, certe volte eclatanti, in una o due sedute il problema viene risolto completamente, altre volte un po’ meno immediati. Non sempre è sufficiente lavorare solo sui bambini; soprattutto quelli più sensibili, che hanno un filo diretto con la loro mamma, risentono molto dello stato non ottimale nel quale si trovano a volte i loro genitori. In questi casi per aiutare un bambino bisogna trattare la sua mamma. Comunque sia ogni volta che viene fatto un trattamento si riscontrano dei cambiamenti, fisici o emotivi; si verifica quasi sempre un giorno di crisi, mille capricci o lunghi pianti, al quale però poi segue un miglioramento: è uno sfogo, un modo per esprimere il disagio che hanno dentro.

Una cosa è certa: dopo il Bowen® i bambini sono più tranquilli e sereni; ma perchè? Da ciò che ho potuto sperimentare mi sento di dire che il linguaggio con cui si esprime il Bowen® viene immediatamente riconosciuto dai bambini. Essi vengono rassicurati, vengono condotti per mano dentro la realtà del nostro mondo, apparentemente un po’ difficile per loro; la nostra vita, infatti, spesso troppo frenetica, potrebbe spaventare un’anima sensibile che arriva da mondi lontani, fatti di pace e di luce. Ho riscontrato che i neonati trattati col Bowen® diventano bambini sicuri e forti, ben presenti, i cui occhi sono in grado di sostenere con determinazione lo sguardo della gente, senza trasmettere paure e timori.

La frase che riassume tutto ciò che ho voluto esprimere è stata formulata da Emiliano, bambino molto sensibile e piuttosto diffidente, quando ha spiegato al nonno cos’è per lui il Bowen®: “Nonno, quando la Federica mi schiaccia i bottoncini io poi sto bene!”. E’ molto semplice ma esprime con la voce innocente di un bambino l’essenza di questa meravigliosa tecnica.